ASIA: LA LOTTA AL VIRUS LIMITA DIRITTI E DEMOCRAZIA

Repressione del dissenso e ulteriore riduzione delle libertà civili e dei diritti umani è quanto offrono diversi regimi asiatici nonostante la pandemia.

Questo vale per la Cambogia dove, cancellata l’opposizione, un parlamento piegato alla volontà del premier Hun Sen alla guida del paese da 35 anni gli ha conferito nell’occasione pieni poteri. Leggi emanate per l’occasione restringono la libertà di movimento e di riunione, accrescono i poteri di sorveglianza su mass media e Internet.

Di poco diversa la situazione nella confinante Thailandia, dove un regime che si è assicurato il controllo di istituzioni democratiche solo nella forma è erede del colpo di stato militare del maggio 2014. Minacce, pressioni e interventi della magistratura sono stati usati per liberarsi dell’opposizione, ma l’insoddisfazione popolare viene ora alimentata dalla povertà. Quasi la metà dei thailandesi ha chiesto di accedere al sussidio equivalente a 400 euro in un trimestre, negato a molti mentre risorse limitate per prevenzione e cura, spese militari aggiunte al disinteresse dell’oligarchia per la sorte della popolazione rischiano di fare esplodere il malcontento.

In Myanmar, la lotta al contagio che significativamente è stata accompagnata dalla censura imposta al personale medico e ai media, non ha fermato il braccio di ferro tra militari e governo, ancora perdente per quest’ultimo, riguardo le modifiche costituzionali in senso più rappresentativo. Nemmeno ha messo fine alle operazioni dell’esercito in aree sensibili abitate dalle minoranze Chin e Shan, come pure quelle contro i Rohingya nello stato Rakhine, ormai quasi svuotato da questa etnia.

Ancor più difficile ora nelle Filippine opporsi alle politiche populiste e alle tendenze illiberali del presidente Rodrigo Duterte che accompagnano il difficile impegno per contenere l’epidemia di Covid-19 in una nazione densamente popolata e che nella socialità ha una delle caratteristiche primarie. L’atteggiamento aggressivo verso l’opposizione alle politiche presidenziali si è intensificato con il sostegno delle forze di sicurezza e militari pienamente integrate nel sistema di patronato e nepotismo che sostiene Duterte. Sottoposto a un regime comunista, il Vietnam è stato esemplare per un intervento efficace contro il contagio e ha ampie possibilità di recupero economico tuttavia, come in Laos pure sottoposto alla dittatura del partito unico e dove la situazione resta incerta ma con una diffusione del contagio ufficialmente molto limitata, la repressione di diritti e dissidenza si è ulteriormente accentuata.

Stefano Vecchia