IL CIGNO VERDE INTERPELLA LA COREA DEL SUD

Meno noto e soprattutto meno riconosciuto del “cigno nero”, ovvero un evento connesso a una contingenza economica grave e imprevista, “cigno verde” si riferisce – secondo la definizione data lo scorso gennaio dalla Banca dei regolamenti internazionali – a una crisi finanziaria derivante da eventi ambientali al di fuori di ogni previsione.

“Il modificarsi del clima pone nuove sfide alle banche centrali, ai regolatori e ai supervisori finanziari – segnalava l’istituzione -. Integrare la analisi sui rischi connessi al clima all’interno dei controlli sulla stabilità finanziaria è particolarmente difficile a causa dell’incertezza estrema connessa con fenomeni fisici, sociali ed economici che sono in costante cambiamento e coinvolgono dinamiche complesse e reazioni a catena”. Fenomeni che, inoltre non possono essere gestiti dalle sole istituzioni bancarie o finanziarie, ma richiedono l’intervento coordinato dagli istituti di credito nazionali, dei governi, del settore privato, della società civile e della comunità internazionale.

Non un tema nuovo, quello dell’influsso del clima su un sistema economico globale già in evoluzione e sottoposto a forti sfide, ma che chiama ad azioni concrete e diffuse. In questa prospettiva la Banca di Corea ha deciso di fare la prime mosse, istituendo un ufficio studi specializzato sull’impatto del clima su macroeconomia e stabilità finanziaria. Lo scorso dicembre, il gruppo finanziario Shinhan è stato il primo in Corea del Sud a programmare iniziative per contrastare i cambiamenti climatici in adesione all’Accordo di Parigi. Dopo l’emissione a luglio 2019 di bond “verdi” ed eco-sostenibili per 500 milioni di dollari, l’azienda ha indicato di voler contribuire a tagliare le emissioni di gas effetto-serra del 20 per cento entro il 2030 attraverso investimenti in imprese eco-compatibili. Nel paese asiatico altri stanno seguendo con iniziative diverse, a partire dal gruppo finanziario KB.

Stefano Vecchia