CORONAVIRUS NEL SUD-EST ASIATICO 2

Cambogia. L’economia, già asfittica, sta soffrendo pesantemente il blocco imposto dal governo nonostante soli 122 casi accertati di contagio. Pressoché prosciugati gli arrivi dall’estero, cinesi soprattutto, e il turismo, la scarsità di materie prime comincia ad avere effetti pesanti sulla maggiore industria del paese, quella tessile, che produce per grandi brand internazionali. Cresce la protesta dei lavoratori del settore per l’obbligo della presenza in fabbrica pur mancando le protezioni essenziali.

Filippine. Deluso per la scarsa efficacia delle regole restrittive dei movimenti, il presidente Rodrigo Duterte pensa alla chiusura totale di Manila e minaccia la legge marziale su tutto l’arcipelago. Con 6.710 casi e 446 decessi finora la situazione rischia di precipitare, soprattutto tra la popolazione meno abbiente che le famiglie benestanti si sono impegnate e sostenere. Preoccupa anche la diffusione del Covid nelle carceri, con diversi morti e numerosi casi di contagio

Indonesia. Limitate e sovente disattese le misure preventive e gli appelli per fermare il tradizionale esodo del Ramadan nel più popoloso paesi islamico. Finora 7.418 e casi di contagio individuati e 635 i decessi. Polemiche ma soprattutto disagi per la burocrazia che ostacolo la distribuzione del reddito di pre-impiego (equivalente a circa 190 euro in quattro mesi) ai più poveri e ai disoccupati.

Malaysia. Nel paese che ha registrato 5.532 contagi e 93 decessi, anche le minoranze etniche si trovano in serie difficoltà per chiusure e mancanze di aiuti in questo tempo di pandemia. L’allarme delle autorità locali e delle organizzazioni non governative suggerisce il rischio della fame in mancanza di misure urgenti.

Myanmar. Ufficialmente 121 i contagiati e solo cinque i morti in una situazione di chiusura rigida decretata dalle autorità, ma preoccupa la situazione di un paese con strutture sanitarie limitate e in diverse regioni pressoché inesistenti. La situazione di conflitto in alcune aree, stati Rakhine (Arakan) e Chin soprattutto, rende difficile un controllo del contagio e eventuali interventi, ancor più per la stretta censura che riguarda zone coinvolte nelle attività militari.

Singapore. Superati i 10mila casi e con 11 decessi, il contagio ha ripreso slancio nella città-stato nonostante le misure di distanziamento sociale e la limitazione a iniziative produttive e commerciali. Preoccupa il crescente numero di quelli registrati tra stranieri in una realtà che ha un elevato numero di immigrati per lavoro. Ieri comunicati provvedimenti più severi, estesi fino al 1° giugno.

Thailandia: Già evidenti le conseguenze economiche dell’epidemia da Covid-19. Confermato l’elargizione di 5.000 baht (140 euro) per un solo mese anziché tre come annunciato in precedenza per ciascuno dei milioni di lavoratori del settore informale ormai inattivi. Mancano risorse , nonostante il taglio del 10 per cento dei bilanci ministeriali e anche per questo, il premier, l’ex generale Prayut Chan-ocha, ha chiesto il sostegno dei 20 super-ricchi del paese. Le forze armate chiamate a ridimensionare spese e piani di acquisto.

Vietnam. Chiusa già a gennaio la frontiera con la Cina, attuando uno stretto controllo sociale e una quarantena selettiva, fermando le scuole e indirizzando gli strumenti di protezione ove indispensabili, il paese è riuscito a superare la fase acuta dell’epidemia e ora dichiara 216 guariti su 268 casi di contagio. Resta tuttavia alta l’attenzione, con forti limitazioni agli arrivi dall’estero e il dispiegamento di medici, infermieri, neolaureati e studenti di medicina nelle aree più a rischio.

Stefano Vecchia