INDIA-CINA: DISCORDIA SOCIAL

Non solo gli Usa di Trump. L’offensiva statunitense verso Tik Tok, social media con origini e proprietà cinesi, coincide con simili azioni in corso in India. Il governo guidato da Narendra Modi ha con Pechino un contenzioso militare su aree himalayane che si trascina da decenni ma che si è riacceso negli ultimi mesi con un rapido e consistente riarmo nelle zone di confronto più diretto.

Per questo, oltre a rafforzare il dispositivo bellico ai confini, negli ultimi mesi New Delhi ha decretato il blocco di Tik Tok, piattaforma che permette la diffusione di brevi video (che in India ha – meglio, aveva – il 30 per cento degli 800 milioni di utenti) e di una sessantina di altre applicazioni di provenienza cinese. Provvedimenti che accompagnano altre iniziative per ridurre la dipendenza della popolazione indiana da beni e servizi del grande vicino e rivale e che cercano ci rompere l’accerchiamento strategico di Pechino che si avvale della sua influenza sui confinanti Pakistan, Nepal, Bangladesh e Myanmar.

Il timore segnalato dal governo, è che Tik Tok, WeChat e altre applicazioni forniscano dati sensibili direttamente al sistema di sicurezza del Partito comunista cinese, ancora più grave per un paese in diretto confronto strategico e commerciale.

Caute le reazioni di Zhang Yiming, fondatore di ByteDance che ha sviluppato Tik Tok per l’estero e invece ospita per il mercato cinese su server distinti un’applicazione-sorella, Douyin. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin ha invece più volte ha ricordato come Pechino si “opponga fermamente” alla “presunzione di colpevolezza per certe aziende” riguardo la sicurezza degli investimenti stranieri all’interno e l’utilizzo all’estero di tecnologia “made in China”.

Stefano Vecchia